Skip to main content

L’Acinatico al tempo di Cassiodoro

Il celebre “Recioto della Valpolicella” vanta una storia antica che inizia nel quarto secolo dopo Cristo. Cassiodoro, ministro di Teodorico, re dei Visigoti, in una lettera a dei proprietari terrieri dell’attuale Valpolicella chiedeva di avere per la mensa reale il vino ottenuto con una speciale tecnica d’appassimento delle uve, chiamato al tempo Acinatico e definito dai più importanti intenditori di vino “mosto invernale, freddo sangue delle uve”. Esso era esattamente il primo vero antenato del Recioto. Tracce della sua predilezione e delle uve che lo producono si ritrovano anche nell’Editto di Rotari, il quale stabiliva pene molto severe per chi arrecava danno alle viti e multe salate per chi rubava i grappoli. Per gli anni successivi al 1000 d.c., vi è traccia di alcuni atti d’acquisto e vendita di vigneti situati nella zona di produzione conosciuta ai giorni d’oggi come Valpolicella, dove il vino era considerato al pari del denaro per pagare i diritti feudali. Nei secoli successivi, documenti ufficiali e gli scritti degli umanisti dell’epoca mostrano come la presenza e l’adorazione del vino Acinatico proseguì e divenne sempre più importante con il passare del tempo.

Acinatico: dai Romani ad oggi

Nel 1177 un decreto dell’imperatore Federico Barbarossa ufficializza il nome “Valpolicellae” (vallis polis cellae, valle delle “molte cantine”) che identifica la zona di produzione del prestigioso Acinatico, sempre più richiesto dalla classe aristocratica di tutto l’impero. Un estimo del 1503 attesta, ad esempio, che la zona della Valpolicella Classica, era una valle ricca e famosa grazie ai suoi vini, fama che è continuata sino al 1936. È in questo anno che nasce e si divulga la rinomata leggenda riguardante la nascita dell’odierno Amarone della Valpolicella. Nella primavera del medesimo anno, Adelino Lucchese, enologo di una Cantina Sociale della Valpolicella, ritrovò una botte di recioto dimenticata. Spillando il Recioto Amaro dal fusto di fermentazione, egli esclamò: “Questo non è un Amaro, è un Amarone!”. Questo perché, dimenticandosi il vino nella botte, il processo di rifermentazione non venne bloccato, ed il risultato finale non risultò più essere un vino passito dolce perché la dolcezza era completamente svanita. In realtà il vino non era affatto amaro, e men che meno lo è oggi, nel senso vero della parola. Il termine venne usato per estrema contrapposizione con il tono dolce che invece ci si sarebbe aspettato da quel primo assaggio del Recioto dimenticato. Amaro stava e sta per secco e asciutto.

Acinatico come marchio registrato della Cantina Accordini Stefano

Come descritto nella storia della nascita dell’Amarone della valpolicella, il nome con cui veniva chiamato anticamente il suddetto vino è proprio Acinatico. La famiglia Accordini decise di trasformare questo epiteto in marchio registrato per identificare i propri tre migliori vini, Valpolicella Classico Superiore Ripasso, Amarone della Valpolicella Classico e Recioto della Valpolicella Classico, come i vertici della propria produzione vinicola. La scelta presa dalla Famiglia Accordini nel lontano 1988 è stata fatta con lo scopo di ricordare la vera e propria tradizionale produzione del vino nell’antica zona della Valpolicella Classica. Lo stesso termine Acinatico risulta infatti essere di origine latina e significa etimologicamente “vino nato dagli acini” (acina=acino, natico=nato) e rappresenta il legame tra l’antico vino tanto osannato da Teodorico e la tradizionale tecnica di produzione dei vini nella Valpolicella da parte della famiglia Accordini.

Campagna finanziata ai sensi del Reg. UE n. 1308/2013

CONTATTACI,
saremo lieti di rispondervi con la massima rapidità.